AL BEATO CARLO LIVIERO

poesia in dialetto veneto

Me piase pensare
A sto me paesan
Che pala Iasù
El dialeto moselesan
Beato fra i beati
In compagnia de’ Jesù
A Moselese el ga pasà
La so ‘prima jovinesa
E dei loghii e dela zente
EI conose la belesa
La decision de ‘farse prete
Qua la gà maturà
E anca s ‘el  ga girà  tanto
Par Moselese
El  xe un vanto
E noialtri semo contenti
Che deso el sia Beato
Ma lo volemo anca Santo.
Te preghemo Beato Carlo
Par Moselese e la so’ zente
Ché a Jesù la resta rente
Perché  anca qua
Xe drio rivare
‘Na paca de’ inciviltà
Ché fa desmentegare Valori e cristianità.


Giancarlo Fabbian  - Moseiese 27 majo 2007

 

GLORIA AL BEATO CARLO LIVIERO

Con te, io voglio parlare,
grato Pastore Liviero,
e dirti: sei grande davvero!
E Dio con te ringraziare.

Ma come potrà il labbro mio mio
rivolgersi a te, coraggioso?
tu sei un tesoro prezioso,
che ha dato a tutti il buon Dio.

Il santo Pastor della Chiesa
Pio decimo, amico e fratello,
ti volle mandare a Castello,
per essere la nostra difesa.

Dal Veneto allor, con ardore,
venisti nell'Umbria gloriosa:
Tiferno divenne tua Sposa:
a lei desti tutto il tuo cuore.

Un cuore più ricco dell'oro
per tutti batteva ogni istante,
un cuore di fuoco bruciante
ti spinse a continuo lavoro.

La tua professione fu: amare
i piccoli, i poveri, i soli,
che furono i cari figlioli:
sapevi soltanto donare.

E quando morirono i padri,
chiamati all'orribile guerra,
di lutti fu piena la terra;
agli orfani desti altre madri.

LE PICCOLE ANCELLE chiamasti
che dissero sì al santo invito,
e tu quelle vergini, ardito,
in grande famiglia adunasti.

Il piccolo seme è cresciuto,
miracolo vero di fede:
la pianta fiorente or si vede,
coi frutti che il padre ha voluto.

Tre amori nell'anima pia,
ti furon le gioie più care:
il Papa, Gesù nell'altare,
la dolce tua Madre Maria.

(...)

A te che, con noi, per amare
venisti, Pastor benedetto,
Sia gloria! Il tuo popolo ha detto:
Sia gloria! E la tomba un altare!

A Dio, che a noi ti ha dato,
un inno di lode si canti.
O grande nel cielo dei santi.
O Carlo Liviero beato!

 don Magio Bogliari - Canoscio (PG)

 

 

 

 

Mons. Carlo Liviero nostro intercessore

La Signora Graziana Dugo, nell'ottobre del 1999, viene sottoposta a intervento microchirurgico di esclusione di un aneurisma dal circolo celebrale.
Nella cartella clinica del giorno successivo all'intervento si legge che "lo studio del sito operatorio dimostra l'esclusione dell'aneurisma con persistenza di un piccolo residuo superiore". In seguito, nella medesima cartella vengono registrate delle preoccupanti complicazioni.      
Ma poi, con stupore di tutti, si verifica una ripresa sconcertante: un rapido miglioramento con graduale scomparsa dei fenomeni che lasciavano presagire taluni amari postumi della malattia. Dopo appena due settimane di degenza la signora Graziana viene dimessa dall'ospedale e, senza l'ausilio di alcun centro di riabilitazione, riacquista la piena normalità psicofisica.
Questa testimonianza non vuol togliere niente alla bravura dei medici, ma indubbiamente si avverte la presenza di"qualcos'altro che riempie di gioia coloro che hanno la fortuna di poter leggere gli avvenimenti non solo con la ragione, ma anche con la fede cristiana.
All'ospedale, oltre ai bravi medici, c'era anche la presenza di un'umile Suora, zia materna della signora Graziana. Appena ricevuta la notizia del ricovero ospedaliero, suor Silveria, infatti, era partita subito lasciando alle consorelle il compito di una novena comunitaria per implorare l'intercessione di Mons. Liviero a favore della nipote. Appena arrivata all'ospedale, questa Piccola Ancella del Sacro Cuore mette subito la reliquia del Fondatore sotto il cuscino di Graziana e con i parenti comincia a pregare insistentemente Mons. Carlo Liviero.

 

Carlo Babetto racconta:

"Era estate, circa le ore 17,00 quando a Monselice stavo percorrendo   con la mia auto l'argine del canale.      Davanti a me c'era un motorino con due ragazzi sopra. All'altezza di un piccolo ponticello percorso solo da pedoni e che porta presso la Comunità di  S. Giorgio, nel momento in cui mi accingevo a superarli, i due ragazzi mi hanno tagliato la strada e sono finiti paurosamente sopra la mia auto sfondando il parabrezza.
In questo spaventoso incidente non mi sono fatto niente, mentre i ragazzi hanno riportato qualche frattura, senza gravi
conseguenze. Credo fermamente nell'intervento protettivo del mio parente. il Ven. Carlo Liviero.

 

Esci Home